“Tempi supplementari” di Otello Marcacci
• Titolo: Tempi supplementari
• Autore: Otello Marcacci
• Editore: Ensemble
• Pagg. 362
• Anno 2020
Pubblichiamo con piacere la segnalazione e il commento di un nostro lettore, Nicola Sarchini, al romanzo di Otello Marcacci “Tempi supplementari”
Chi è Otello Marcacci
Otello Marcacci è nato a Grosseto il 13.3.1963.
Laureato in Economia. Vive a Lucca circondato da casini, donne, sogni da realizzare, tasse da pagare, libri da leggere, sei elettroni, vicini inquietanti, ordini angelici di Serafini e tormentato da una maledetta ernia iatale e dalla saudade per le vecchie storie degli anziani.
Oltre a questo romanzo, ha pubblicato:
Nel 2011 “Gobbi come i Pirenei” – (NEO Edizioni)
Nel 2012 “Il ritmo del silenzio” – (Edizioni della Sera)
Nel 2013 “La lotteria” – (Officine Editoriali)
Nel 2016 “Sfida all’OK Dakar” – (NEO Edizioni)
Nel 2020 – “La terra promessa – autobiografia Rock” – saggio –( Les Flaneur)
Recensione “Tempi supplementari“
Ho avuto il privilegio di aver letto in anteprima il nuovo romanzo di Otello Marcacci, “Tempi supplementari” che uscirà in libreria a fine marzo 2020. Conoscendo l’autore mi sono permesso di chiedergli questo favore perché in primo luogo sono un suo fan della prima ora, ma anche e soprattutto perché lui mi aveva accennato che era ambientato a Grosseto.
Per me, che ho sempre vissuto in Maremma, sapere che un autore come Otello Marcacci, originario di questa terra ma che adesso vive lontano, sentisse il bisogno di chiudere il cerchio della sua esistenza con un romanzo definitivo su di essa era un’attrazione troppo forte perché potessi resistere alla tentazione.
E posso dire ad alta voce che ne è valsa la pena. Il romanzo, infatti, mi ha commosso e a volte persino divertito, ma di sicuro sono stato colpito da uppercut allo stomaco che mi sono arrivati all’improvviso lasciandomi spesso senza fiato, ma sempre con il bisogno di continuare a leggere. Questa in fondo è la magia di Marcacci: non ne hai mai abbastanza.
Il plot di per sé è apparentemente banale: due colonie estive di bambini gestite negli anni settanta del secolo scorso in modo diametralmente diverso si sfidano in una partita di calcio che assurge a ruolo di duello ottocentesco per stabilire non solo chi è la più forte ma anche quale sia la migliore pedagogia da usare con i ragazzi.
Una, quella del Sacro Cuore, gestita con metodi progressisti da una suora-coraggio che accoglie sia ebrei che omosessuali, l’altra quella della Chiesa del Cottolengo gestita da un prete vecchio stile, ligio all’ortodossia più tradizionale e tendente alla chiusura verso chi non rientra negli schemi canonici.
Aldilà della vicenda sportiva e dall’interazione dei vari personaggi che danno vita alla storia, ciò che mi ha colpito di più è il modo incredibile con cui Marcacci ha descritto la Grosseto di quegli anni (e che anche io ho vissuto) in modo incredibilmente vero. E’ riuscito cioè a tratteggiare un’epoca a mio parere in modo perfetto al punto che sono stato persino in grado di sentire gli odori dell’acacia e del mare che usciva dalle pagine del libro.
Il romanzo poi segue la vita dei principali personaggi, Giacomo, Marco, Paolo, Ilenia, anche negli anni novanta ed infine ai giorni nostri, raccontando le loro (poche) vittorie, le sconfitte, i tradimenti soprattutto rispetto ai loro sogni, i piccoli e grandi drammi e i cambiamenti epocali della società ma sempre con Grosseto in sottofondo. Una città che nel ’75 era molto più vicina a quella vissuta dal grande scrittore Bianciardi, piuttosto che a quella di oggi…
Tempi supplementari, è una specie di lascito, un testamento spirituale.L’autore pare voler dire che quelli della mia e sua generazione saranno gli ultimi anni di un’epoca che, di fatto, è già sparita. Pare cioè avere il terrore che con noi si perderà anche la memoria storica e così ha voluto ricordare a tutti quelli interessati, come eravamo, cosa pensavamo e cosa volevamo.
E mi piace credere che ci sia anche qualcosa di più profondo per chi sa/può leggere tra le righe del romanzo, ad esempio un dibattito nascosto tra effimero ed eterno. C’è chi sostiene che si debba gioire dell’eterno prendendosi al tempo stesso cura dell’effimero e chi dice che bisogna amare l’effimero più dell’eterno, essere superficiali con stile, perché ciò non significa perdere il senso delle cose esistenziali, significa invece renderle più belle. Ci sono infatti momenti in cui le cose inutili ci ricordano che siamo vivi. Eugene Ionesco sosteneva che “solo l’effimero dura” e io credo che Otello Marcacci intenda dire che la sua visione sia che cogliere l’eterno in questo vivere disperatamente effimero è la vera grande magia dell’esistenza umana.
In ultima analisi sono certo che Tempi Supplementari sia un libro che tutti dovrebbero leggere, ma che se si è maremmani e, meglio, grossetani, è assolutamente obbligatorio farlo
(Nicola Sarchini)