“Viera. Un’italiana del ’23″, racconto di Paola Mattioli
Chi è Paola Mattioli
Già nota in ambito editoriale per altre opere, Paola Mattioli (1962) torna in libreria con un nuovo progetto, completamente diverso dagli altri.
Scrittrice e poetessa dai sentimenti profondi, a volte malinconici, non rinuncia però a descrivere anche l’irrinunciabile bellezza della vita.
Cosa ne pensa la scrittrice Daisy Raisi
Fra le righe di questo racconto si respira un’Italia che non c’è più, quella della solidarietà e dei legami familiari forti.
Vi si descrive anche la società agricola romagnola, fra i due conflitti mondiali, con i suoi ritmi e le sue occupazioni. In una storia familiare, ricca di un’umanità vivace, all’improvviso irrompe, spietata, la guerra, con il suo carico di povertà, paura, tristezza e morte. Il coprifuoco, i bombardamenti, gli sfollamenti, la fame.
La protagonista, Viera, emerge dalla narrazione come personaggio dotato di temperamento e grande coraggio, anche se nell’ultima parte della sua esistenza si piegherà sotto il peso di disgrazie familiari alle quali farà fatica a reagire.
“Non c’è al mondo una cosa certa”, “La felicità non è di questo mondo” sono considerazioni nelle quali ci si imbatte in questo racconto, specchio dell’umano passaggio sulla Terra: della sua imprevedibilità, dei suoi colpi di scena, della sua lotta eternamente giocata fra bene e male.
“Ci vogliono tanta pazienza, coraggio, umiltà e fede” per affrontare la vita, scrive di suo pugno in un quadernino contenente la storia della sua infanzia e giovinezza, Viera, che del sentimento religioso fa il suo faro e la sua forza.
All’autrice, Paola Mattioli, va il merito di aver integrato il diario materno con interviste su quel periodo storico, trasformandolo in un vero e proprio racconto corredato di foto d’epoca dei membri della sua famiglia.
Oltre alla figura della compianta madre, combattiva, determinata e altruista, spicca nella narrazione quella del nonno materno, Silvestro Bruni, uomo ricco di inventiva, architetto, imprenditore, padre e nonno amorevole.
Non manca, infine, un’appendice, nella quale la poetessa e scrittrice parla della generosità dei romagnoli (Viera era oriunda di Alfonsine, in provincia di Ravenna) e narra aneddoti su sua madre descrivendola con parole che colpiscono il lettore facendolo riflettere.
Scrivendo e pubblicando questo racconto l’autrice ha mantenuto una promessa fatta alla sua adorata mamma, perpetuandone il ricordo.
“Viera. Un’italiana del ‘23”, oltre a essere scrigno delle memorie familiari di Paola Mattioli, ha anche una valenza storica. Offre al lettore uno spaccato dell’Italia pre e post bellica, con i suoi usi, i suoi costumi e i suoi valori, ormai scomparsi.